Pagine

martedì 20 maggio 2014

Melchi. Vi racconto una storia, di Sergio Schiazzano, Graus Editore 2014. Intervento di Alessandra Peluso



Si respira una storia fantastica, delicata e determinata come può essere quella di un giovane scrittore quale è Sergio Schiazzano.
Leggere “Melchi. Vi racconto una storia” è emozionante, è come volare leggeri in un mondo che appare quello di una favola.  
Nella “Piazza dei Lampioni”, ritorna il giovane ragazzo desideroso di raccontare una storia. In quest'isola incontra “Melchi” un vecchio che di giorno faceva ridere e divertire i bambini, di notte terrorizzava gli adulti.
“La gente purtroppo ha la cattiva abitudine di giudicare dalle apparenze quando queste farebbero pensare al peggio e di rifiutarle se invece le apparenze ispirano fiducia” e contrariamente a quello che avrebbe pensato la gente, il ragazzo decide di osservare questo singolare personaggio di notte appostandosi nella Piazza dei Lampioni ed ogni notte puntuale come un orologio, Melchi compariva e lui lo seguiva nelle sue scorribande al chiaro di luna.
Uno stile fluido ed una scrittura coinvolgente fanno di “Melchi” una storia da leggere e gustare lentamente, in attesa di saggiare la più bella di tutte le storie, l'unico racconto capace di procurare l'immortalità a chi sarà così fortunato da catturarlo.
E sarà così. Il lettore si lascerà catturare da questo magico racconto.
Sergio Schiazzano, nonostante la sua giovane età, ha qualcosa da dirci ed è impaziente di farlo, animato dall'entusiasmo grandiosamente visibile nel romanzo. Entusiasmo e sogno che in realtà sono due armi vincenti nella vita, necessarie al ragazzo come all'adulto per cercare di affrontare la propria esistenza in un modo più propositivo senza aspettarsi nulla, ma con la certezza che  qualcosa di bello arriverà.
L'autore sembra un cinico, un filosofo cinico che persegue l'ideale della felicità attraverso l'indifferenza verso i beni esteriori rifiutando ogni convenzione; non si può certo non dire che al protagonista della storia - il giovane aspirante scrittore - gli importino le rigide e limitanti convenzionalità.
A ben vedere, si scopre una storia che proprio il vecchio Melchi sarebbe stato in grado di raccontare.
È bellissimo questo filo sottile che lega il giovane all'anziano, il loro rapporto di fiducia e complicità, la necessità di comunicare, di parlarsi e soprattutto di essere ascoltati.
Si percepisce l'ideale, la necessità di crederci, l'utopia proprio come ne “L'isola che non c'è” (1904) di James Matthiew Barrie.  
Descrizioni dettagliate dei luoghi e dei personaggi rendono ancor più vivo il racconto: «Nella notte senza stelle dell'isola, c'era un pezzo di oscurità più buio. Giaceva in un lato della Piazza, proprio sopra il bordo della banchina, e il chiarore rosato dei lampioni tutt'intorno non riusciva ad intaccarlo, anzi si ritirava, come intimidito». (p. 146).
C'è animo in “Melchi” e il disperato bisogno di sognare. Il “sogno” è l'emblema del racconto, il padrone assoluto - forse il “quid” di Sergio Schiazzano, così quando si legge: «Sposai Daniela in primavera, ed averla accanto era come smarrirsi in un sogno popolato, pirati e lampioni: delle volte dubitavo perfino di essere sveglio, e dovevo darmi un pizzicotto per esserne sicuro». (p. 251).
Un plauso al giovane scrittore e un grazie per aver regalato un sogno, scrivendo “Melchi. Vi racconto una storia”. 

Nessun commento:

Posta un commento