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martedì 31 gennaio 2012

Febbraio con 10 Righe dai libri - su Glam Life per Android e Iphone!










A partire dal 30 gennaio vedrete comparire su Glam Life le vostre 10 righe postate su http://scrivi10righedailibri.it. Glam Life è un’applicazione gratuita sviluppata da Mobiles Republic dedicata al life style: disponibile per iPhone e Android, contiene tutte le news sul mondo dei vip, ma anche novità su cinema, letteratura, cucina e altro ancora.


Glam Life aderisce all’iniziativa di 10 righe dai libri mettendo a disposizione un Libro Incentivo a settimana per i lettori che avranno postato le 10 righe più “votate” su Glam Life. I vincitori saranno scelti da voi quindi, quando leggete dieci righe che vi piacciono, scegliete il vostro mood, non importa se vi rendono tristi, sorpresi o se vi fanno ridere, per noi vinceranno le 10 righe che suscitano più emozioni... avete capito bene! Vincerà chi avrà più “mood” anche se ci dite tutti di essere snervati!


Come funziona: IMPORTANTE: dovete continuare a postare le vostre 10 righe preferite su 10 righe dai libri e segnalibrare normalmente le vostre 10 righe preferite. Poi su Glam Life aggiungete un “mood”. Così le vostre possibilità di vincere aumentano: i libri incentivo offerti da Glam Life (scelti per voi da noi della nostra redazione) si aggiungono a quelli previsti dai giochi istituzionali e offerti dai nostri editori.

Glam Live regalerà un libro incentivo alla settimana per quattro settimane, dal 30 gennaio al 26 febbraio.

Su Glam Life saranno in gara le 10 righe pubblicate dal lunedi mattina alle 12:00 al Lunedi successivo, stesso orario. I mood presi in considerazione saranno quelli espressi nello stesso lasso di tempo. Ogni lunedì sera Glam Life invierà un alert con le 10 righe vincitrici della settimana, per gustarle ancora una volta. Potete scaricare Glam Life gratuitamente su Itunes e Android Market.

L’ultimo giorno felice di Tullio Avoledo (edizioni Verdenero). Intervento di Vander Tumiatti*

Francesco di mestiere fa l’architetto e decide di portare per una scampagnata domenicale, moglie, figli e amici in una gita lungo le isole della laguna veneta. Tutto sembra andare contro una giornata di relax, e infatti viene bombardato da telefonate sul cellulare, cosicché i pensieri si accumulano nella sua testa formando un nugolo inestricabile e malevolo di ansie, stress, e tensioni … il tutto in un’alchimia di storie provenienti dal suo lontano passato sino ai progetti di un futuro incerto e poco chiaro. Nella sua testa ecco che comincia a farsi strada però un pensiero nitido, preciso, che comincia a fare pulizia di tutta quella nebbia interiore che per poco non lo soffoca: l’unica proprietà rimastagli ovvero quella dove abita zio Tarciso, una persona piuttosto anziana, ma singolarmente scorbutica, e scostante. Un pensiero ossessivo che nella testa di Francesco si lega  ad un surreale pranzo slow food, e poi la verità su un mondo dove gli intrecci tra “eco/mafia” e politica assumono contorni quasi “fantascientifici”. Quali dunque i legami tra questi frame mnemonici che il protagonista vive sulla propria pelle? Uno solo: il paradigma di una grande lezione di educazione ambientale sul dissesto e il progressivo deterioramento dei nostri fiumi e della qualità della  nostra vita. Fondamentalmente l’autore parla della nostra incapacità di tutelare l’ambiente a noi circostante, arrivando a perdere quel senso dell’urgenza che forse potrebbe cambiare quell’impressione di deriva cui siamo obbligati a sottostare, arrivando quasi al punto di disprezzare le problematiche di carattere ecologico, come cose altre, che non ci riguardano da vicino. L'Avoledo che leggiamo in questo libro è un Avoledo insolito, rispetto alle sue non certo strabilianti prove come “Breve storia di lunghi tradimenti” o la “Ragazza di Vajont” che ho avuto modo di leggere qualche tempo fa. Questo libro è fondamentalmente bello, denso di essenzialità, prerogativa che solo una grande autore riesce a infondere alle sue opere, commovente, ironico, e si potrebbero elencare molte altre qualità! Ma ciò che ha colpito in particolare è il salto di prospettiva scelto dall’autore per dispiegare il tessuto narrativo, dando luogo a un insolito e perciò assai intrigante punto di vista. Devo dire che sfogliarlo mi e' piaciuto davvero, il libro si legge bene, e soprattutto ha il pregio di mostrarci quanto malata sia la società di oggi … una società che nell’arco di qualche generazione è riuscita nella titanica impresa di provocare enormi disastri ambientali sotto l’imperativo categorico del dio denaro, cancellando dall’agenda della nostra vita la possibilità di riconsiderare i nostri stili di vita. Ma il libro unisce alle tematiche ambientali quelle sociologiche tuffandoci nella provincia profonda del Nord Est e nei suoi miti, primo tra questi il benessere, conquistati a prezzo del tempo, del paesaggio, della perdita della memoria e della propria cultura. Francesco, architetto che ha venduto la sua anima alla mafia, diventerà pienamente consapevole di questa perdita incommensurabile, della grande assenza di vita, soltanto in quelle ultime ore di un giorno finalmente felice.

*Fondatore di Sea Marconi Technologies

lunedì 30 gennaio 2012

Imperativo energetico. 100% rinnovabile ora! Come realizzare la completa riconversione del nostro sistema energetico di Hermann Scheer (Edizioni Ambiente). Intervento di Vander Tumatti*

Hermann Scheer (1944-2010), sociologo ed economista tedesco, membro del Bundestag, ha ricoperto il ruolo di Presidente di Eurosolar (Associazione europea per le energie rinnovabili), Direttore Generale del World Council for Renewable Energy, è stato il principale ispiratore della nascita dell’International Renewable Energy Agency ed è considerato il padre della legislazione tedesca sulle energie rinnovabili, a cui hanno in seguito fatto riferimento numerose altre nazioni.
Hermann Scheer è stata una delle poche menti veramente illuminate per tutto ciò che concerne le energie rinnovabili. Non solo era un esperto, ma anche un grande teorico. Naturalmente una persona dotata di una solida formazione come la sua in fatto di ambiente, soprattutto fornita di grande sensibilità, non poteva assumere su di sé l’imperativo categorico del Rinnovare senza una riflessione circa altre categorie fondamentali alla base del Rinnovare stesso, come il “Non sprecare”, l’Ottimizzare, il Massimizzare. Termini che se è vero che sentiamo sovente utilizzare dai manager e dagli allenatori sportivi, difficilmente avevano trovato accesso ad ambiti delicatissimi, come quelli dell'ambiente e dell'energia. Due parole che ai nostri giorni significano che occorre essere seri e dire cose serie quando se ne parla, perché in ballo c’è il destino di tanti, forse di tutti! Il cambiamento, aveva sostenuto in più di qualche pubblica occasione Scheer, deve  trovare una solida base nei nostri comportamenti quotidiani. Dunque occorre del metodo, e una metodologia altro non è che una serie di azioni virtuose strutturate per una finalità ben precisa che, se ripetute, portano verso risultati assolutamente positivi. “Eroe verde” com'è stato definito da alcuni, Hermann Sheer ha avuto un merito particolare, quello di procedere con determinazione nella realizzazione dei propri progetti finché essi non assumevano una dimensione tangibile. Uno di questi, il “Conto energia”, ha avuto un ruolo particolarmente importante nella diffusione delle energie rinnovabili nel suo Paese e nel mondo. Tra i suoi scritti uno dei più largamente citati è “Il solare e l'economia globale” nel quale l'autore mette in guardia dalle discriminazioni sociali che potrebbero originare dal prosciugarsi delle fonti energetiche mondiali, tra classi dominanti con facile accesso all'energia e il resto dell’umanità condannata alla marginalità. Un processo che, secondo Sheer rischia di riproporre il tema della superiorità di alcune razze o nazioni sulle altre, fino ad una tragica riedizione del nazismo. Come si vede, i motivi d'interesse verso questo protagonista della scena verde mondiale non mancano. Recentemente mi è capitato di leggere  un suo splendido libro, pubblicato pochi giorni prima della sua morte, edito dalle sempre più brave Edizioni Ambiente, dal titolo “Imperativo energetico. 100% rinnovabile ora! Come realizzare la completa riconversione del nostro sistema energetico”, con prefazione di Gianni Silvestrini.   In questo libro Hermann Scheer non si fa scrupoli nel dire la sua in maniera brusca, persino brutale. In estrema sintesi egli dice che bisogna rifondare la definizione stessa di energia e individuare, senza ulteriori perdite di tempo, percorsi alternativi in grado di trasformare l’attuale sistema di produzione in energia con fonti rinnovabili. Non c’è “domani”, né alcuno spazio per i “se” e per i “ma”, l’azione deve essere immediata. L’autore non si ferma a questa considerazione, ma scandaglia con grande profondità ed acume critico le ricadute politiche, sociali ed economiche del passaggio alle energie rinnovabili. Un’analisi critica che non tralascia di colpire anche molte organizzazioni ambientaliste le quali, secondo Scheer, sovente ostacolano il cambiamento. In quest’opera vengono date anche ipotetiche soluzioni e tutta una serie di progetti, che a suo dire potrebbero, nel giro di pochissimo tempo, fornire a tutto il mondo energia inesauribile e favorire l’affermazione di un'economia eco/compatibile.  Nel libro di Hermann Scheer si configura insomma il desiderio di dare urgentemente una risposta ai cambiamenti climatici, riducendo gli impatti ambientali e sociali legati alla produzione dei combustibili fossili e al nucleare. Un cambiamento che deve partire dal basso con un solo monito: Se non ora, quando?

*Fondatore di Sea Marconi Technologies

domenica 29 gennaio 2012

TECNICA E CULTURA DI WERNER SOMBART (KURUMUNY)

Il saggio Tecnica e cultura di Werner Sombart è il discorso che il grande sociologo tedesco tenne nel 1910, al primo congresso della Società Tedesca di Sociologia. Per la prima volta in italiano in una edizione a se stante, Sombart propone una lettura originale del rapporto tra tecnica e cultura nel corso della storia, rispetto alla prevalentemente interpretazione pandorica della tradizione idealistica tedesca. La sua tesi è che la Zivilitation più che contrapporsi alla Kultur ne è invece espressione e suo più emblematico compimento. Un testo importante per capire l’originalità di un autore che per ragioni estranee al merito delle sue idee è stato di fatto estromesso dalla più nobile tradizione della teoria sociale. In un tempo come quello attuale nel quale la cultura materiale espressa dalle nuove tecnologie ha rivoluzionato diversi ambiti della vita sociale, che riguardano in primo luogo la comunicazione e la biopolitica, le riflessioni di uno dei più importanti classici del pensiero sociologico sono davvero illuminanti per un’interpretazione del presente.

Werner Sombart nasce nel 1863 a Emersleben (D) da famiglia borghese. Studia a Berlino e a Pisa storia economica e si laurea con una tesi sulla campagna romana nel 1888. Nel 1904 con Max Weber, Joseph Schumpeter e Edgard Jaffè fonda l’Archiv für Sozialwwissenschaft und Sozialpolitik e nel 1909, insieme a Georg Simmel, Ferdinand Tönnies e Max Weber fonda la Deutsche Gesellshaft für Soziologie della quale diviene il primo presidente. Diviene professore ordinario di economia politica nel 1917 e nel 1932 diviene presidente del Verein für Sozialpolitik. È autore di fondamentali studi sulla sociologia della modernità, il più importante dei quali è Il capitalismo moderno e Il borghese. Gennario Iorio è docente di Sociologia l’Università degli Studi di Salerno. Ha svolto ricerche sui temi di storia della sociologico, povertà e politiche di governance. Ha pubblicato diversi saggi e ricerche sul tema delle nuove tecnologie digitali, anche in rapporto alle nuove generazioni Tra i lavori più recenti: (a cura di) Il dialogo sociale in Europa (2011)


sabato 28 gennaio 2012

“Gli occhi di mia figlia” (Lupo Editore) di Vittoria Coppola è libro dell’anno 2011 per il TG1

Il romanzo di Vittoria Coppola, “Gli occhi di mia figlia” (Editore Lupo) ha vinto il concorso sondaggio del Tg1, “Il libro dell’anno lo scegli tu” classificandosi al primo posto con un distacco di oltre quattro punti percentuali (2. Le votazioni si sono svolte con un sondaggio sulla pagina del sito rai dedicato al programma di approfondimento Billy: il vizio di leggere, in onda come di consueto ogni domenica. Ha vinto una giovane scrittrice di ventisei anni, sostenuta da decine di migliaia di voti e da un passaparola nella rete e fuori, che ha unito i blog, le piccole librerie, le scuole, gli insegnanti, gli studenti, e le associazioni della categoria, come l’Associazione Pugliese degli Editori e i Presidi del Libro. Una vera e propria vittoria del saper far rete in modo sociale e veicolando letteratura e emozioni in presa diretta, sia sulla rete di internet che fuori, nella rete dei lettori, dei librai e di tutto ciò che ruota attorno all’editoria. “Gli occhi di mia figlia” (Lupo Editore) ha gareggiato dall’8 gennaio, fino alla mezzanotte del 25 gennaio, e vista la rimonta, prima di Michela Marzano (Mondadori), poi Pietrangelo Buttafuoco (Bompiani), secondo i dati a disposizione è stato proprio il passaparola messoin atto dall’editore fin dal primo giorno a far vincere il romanzo di Vittoria Coppola, che ha concorso con libri di grande valore. La felicità dell’editore Cosimo Lupo si spiega con le parole postate il giorno dopo su facebook “Siamo felici perchè, a volte, ci si sveglia pensando davvero che qualcosa può succedere grazie a tutti quelli che credono non solo in noi, ma nella piccola editoria, indipendente, che non ha paura, anche di sbagliare. Siamo felici perchè sappiamo che non siamo noi a vincere ma è la lettura, la scrittura e quell’odore che solo i libri hanno…siamo felici perchè non è un traguardo ma l’inizio di un nuovo sogno”. Un anno importante per Lupo Editore che con il romanzo di Vittoria Coppola è al terzo premio importante dopo il premio Torre dell’Orologio, consegnato da Simonetta Agnello Hornby a Nelson Martinico, alias Giuseppe Elio Ligotti, autore di “Dovevamo saperlo che l’amore”, un esordio ‘pubblicato a 65 anni’ che si va a affiancare a un altro esordio nel romanzo, quello di Osvaldo Piliego, che con il suo “Fino alla fine del giorno” ha vinto il Premio Nabokov.
Una nuova stagione per la piccola editoria? Con molta probabilità una conferma del fatto che ai mezzi di diffusione editoriale tradizionalmente intesi si sono affiancati altri strumenti e, dati alla mano e dato l’enorme numero di contatti sulla pagina del sito rai, questi strumenti permettono di raggiungere i lettori, sia appassionati che professionali, in modo capillare. Come ha affermato Bruno Luverà ai microfoni di Radio Uno, la presenza sulla rete è stata determinante, le votazioni hanno seguito ‘tre fasi’ nelle quali Vittoria Coppola è sempre stata in testa e alla fine la vittoria è arrivata poco prima di mezzanotte, con l’ultimo voto dei 581.000 espressi in totale di cui quasi il 28% alla Coppola, effettuato alle 23:58 e 48 secondi. Lupo Editore conferma così di essere una delle realtà più dinamiche dell’editoria del sud Italia, attento a intercettare i nuovi autori e a ‘non chiudere porte’, come afferma l’editore Cosimo Lupo.
“Gli occhi di mia figlia” verrà a breve ripubblicato in coedizione “Lupo Editore” e “edizioni A Nordest”, distribuito sul territorio nazionale da Messaggerie Libri, con promozione Vivalibri e stampato presso Mondadori Printing; un segnale tangibile che, come sostiene l’editore, “anche i lettori possono scegliere, grazie alla rete, quali libri trovare sugli scaffali”.

LUNA NERA DI ANDREA COSTANTIN (YOUCANPRINT)

"Luna Nera" è una raccolta di racconti interessante e atipica nello stesso tempo, le storie che contiene ruotano attorno alla figura dell'ex-commissario Leonardo Savelli, una "sorta di investigatore" che non lavora più in polizia, gestisce un negozio di orologi insieme al suo aiutante Maurino e, in realtà, non ha mai abbandonato l'ambiente dal quale proviene. Il denominatore comune delle storie, assieme alla presenza costante e risolutiva del protagonista, è quello di vicende che nascono al margine della crisi economica che sta attraversando il nostro paese, una crisi che in determinate situazioni è capace di tirar fuori il peggio dagli animi di alcune persone che costruiscono piani criminali per arricchirsi alle spalle dei deboli e che si trovano a incrociare, sfortunatamente per loro, l'excommissario Savelli. Un personaggio atipico, difficilmente assimilabile ai commissari onniscienti e supertecnologici cui ci hanno abituato le serie televisive d'oltreoceano "un tipo strano, Savelli. Con quello spolverino nero, la barba incolta e l'aria misteriosa, dà l'idea di un tipo da cui stare alla larga. Ma è anche simpatico, ricorda un po' le vecchie rockstar degli anni '80." Ecco tratteggiato l'aspetto 'vintage' di Savelli, con la viva voce delle protagoniste di uno dei racconti, quello dal titolo "I ricordi vivranno per sempre".

venerdì 27 gennaio 2012

Multisala Salento di Mattia De Pascali (Kurumuny)

L’idea che si ha dopo aver letto questo agile libro è che ci sia moltissimo entusiasmo, molte idee, molti giovani talenti, la maggior parte formatisi da autodidatti, che però non hanno a disposizione risorse per realizzare i loro progetti. Tra chi pensa che i finanziamenti della Regione (tramite la Puglia Film Commission) siano solo un piccolo aiuto e chi dice che addirittura sono dannosi perché drogano il mercato, il comune denominatore è che non ci siano alternative valide per produrre film, corti e documentari e neanche una vera scuola per formare le maestranze che per adesso vengono all’occorrenza da Roma e a Roma ritornano.


L’indagine sul campo condotta da Mattia De Pascali, laureato in cinema, televisione e produzione multimediale al DAMS di Roma Tre, è volta a verificare lo stato dell’industria cinematografica nel Salento, anzi più precisamente a capire se quest’industria esiste oppure no, a partire da una domanda semplice: cosa ne è di chi vuol far cinema nel Salento? Quella di Mattia De Pascali si presenta come una vera e propria ricerca sul campo con interviste ai vari addetti ai lavori: giovani registi, produttori e sceneggiatori che sono al lavoro sul territorio salentino e attraverso la loro esperienza offrono uno spaccato della realtà di questo settore forse ancora poco indagato in tutte le sue potenzialità

mercoledì 25 gennaio 2012

Binario Morto di Edoardo Angelino (Besa editrice)

L’azione è ambientata in una città del Piemonte meridionale nel marzo del 1948. Nello scalo merci della stazione ferroviaria viene trovato il cadavere di un capotreno fascista. L’indagine è affidata a Pietro Contini, ora diventato commissario di p.s., coadiuvato dal vecchio maresciallo Pautasso, esperto conoscitore della mala locale. Le ricerche portano dapprima ai bassifondi cittadini, poi si orientano verso un gruppo di ferrovieri comunisti, subito incarcerati. Il loro arresto fa salire la tensione in città e provoca duri scontri tra polizia e manifestanti di sinistra. Il questore e il capo della divisione politica vorrebbero strumentalizzare il caso in vista delle imminenti elezioni e cogliere l’occasione per vietare un comizio di Togliatti. Contini, poco convinto della colpevolezza degli indiziati, segue altre piste. Gli è d’aiuto la figlia della sua padrona di casa, giovane militante comunista, che lo mette in contatto con gli ambienti della sinistra locale. Sempre più osteggiato dai superiori, il commissario porta avanti con testardaggine l’inchiesta e fa riaffiorare il recente passato che molti vorrebbero dimenticare. Seguendo i canoni del giallo tradizionale, Contini riuscirà all’ultimo minuto a scovare il vero colpevole, in un finale che gli consentirà anche di consumare una sottile vendetta dal sapore anarchico contro l’autorità costituita.

Edoardo Angelino è nato ad Alessandria nel 1950 e risiede ad Asti. Ha esordito nel 1995 con L’inverno dei mongoli, edito da Einaudi, con il quale ha vinto il premio Berto quale miglior esordiente ed è stato finalista al premio Alassi.

martedì 24 gennaio 2012

La sposa tradita di Artur Spanjolli (Besa Editrice)

Con una precisione degna di uno storiografo, Artur Spanjolli colloca la storia di La sposa rapita in un remoto passato dell’Albania, quando le donne erano schiave degli uomini e le figlie merci di scambio per matrimoni convenienti, quando gli affari di cuore si risolvevano armi alla mano, nel divampare di passioni primitive, faide familiari e morte. Lo scrittore che ci ha fatto conoscere la religione della famiglia e degli avi in Cronaca di una vita in silenzio, offrendoci il ritratto della stirpe dei Cialliku come esempio di civiltà e di buone usanze, intende narrare l’altra faccia della medaglia, quella selvaggia e barbara di due famiglie in lotta. Spanjolli racconta un episodio di sangue, attinto dalla cronaca locale, che con la consueta perizia narrativa trasforma in una favola amara dai molteplici significati.

Artur Spanjolli è nato a Durazzo nel 1970. Dal 1992 vive in Italia, dove si è laureato in lettere. Artista e poeta, con Besa ha pubblicato Eduart (2005), La Teqja (2008) e Cronaca di una vita in silenzio (2010).

lunedì 23 gennaio 2012

Doppio scacco di Giulio Calò Carducci (Besa Editrice)

Iniziazione e sconfitta nel quadro fascinoso e disincantato della vita a bordo. Fine anni Cinquanta. Giacomo è un giovane che ha appena terminato gli studi nautici e si affaccia alla vita adulta pieno di sogni e speranze. Durante una vacanza si innamora di una avvenente e ricca ragazza, e negli stessi giorni riceve la proposta per un imbarco, in qualità di terzo ufficiale, a bordo di un mercantile battente bandiera ombra. Tutto sembra girare per il verso giusto: gli affetti, il lavoro, gli amici. Ma l’illusione dura poco: la nave su cui si imbarca è armata da un trafficante senza scrupoli legato alla mafia americana, il quale, per condurre il proprio contrabbando, ha reclutato un equipaggio di personaggi “sconfitti”. Tutto questo Giacomo lo ignora e si cimenta con la complessa vita di bordo, offrendo al lettore uno spaccato vivace della vita di mare. In seguito a una violenta burrasca e ai conflitti personali a bordo la situazione precipita: traffici oscuri e un delitto animano la sottile trama gialla sottesa alla narrazione. Giacomo torna in Italia per un breve permesso e scopre che la donna amata lo ha abbandonato. Questo “doppio scacco” costituisce per il protagonista l’occasione di una rivincita.

Giulio Calò Carducci nasce a Bari. Si diploma Capitano di lungo corso e per un decennio naviga su navi mercantili italiane e battenti bandiera ombra, con gradi da allievo ufficiale a primo ufficiale di coperta. Nella seconda fase della sua vita si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Partecipa attivamente alle lotte studentesche e si laurea discutendo una tesi su Lukàcs. Si è occupato in seguito del management della Sanità Pubblica in Puglia.


domenica 22 gennaio 2012

RIPULITI. Postfascisti durante e dopo Berlusconi di Daniele Nalbone e Giacomo Russo Spena (Castelvecchi RX)

Lo striscione «Fini sindaco di Roma» campeggia ben in mostra nel vecchio Palazzo dello sport dell’Eur. I «Boia chi molla» intervallano i vari discorsi dal palco. Durante l’intonazione dell’inno d’Italia svettano saluti romani. Il colore nero va per la maggiore. Siamo nella concitata campagna elettorale del 1993: la prima in cui il sindaco viene scelto direttamente dal popolo. Al primo turno Gianfranco Fini, il leader del Movimento sociale italiano, nonché storico delfino di Giorgio Almirante (riferimento indiscusso della comunità neofascista dal dopoguerra agli anni Ottanta, morto nel maggio ’88) conquista il ballottaggio con il 35,5 per cento dei consensi. A contendersi il Campidoglio rimangono lui e il «democratico» Francesco Rutelli. A Roma si gioca una sfida cruciale: «Per impedire l’elezione di un fascista dobbiamo creare un fronte largo di alleanze », sostiene la Sinistra di allora, che costituisce una sorta di Comitato di liberazione nazionale, dai centri sociali a una parte della Dc. [...]

Le prime pagine su 10 righe dai libri

sabato 21 gennaio 2012

Greenwitch Village Ice Tea di Costanza De Cillia (Youcanprint)

“La poesia è morta, ed io ne sto ancora scrivendo.”. Qui il cuore non c’entra nulla, anzi … se non ci fosse sarebbe una sofferenza in meno! “Greenwitch Village Ice Tea” il nuovo lavoro poetico di Costanza De Cillia, non ha mezzi termini: o si odia o si ama, senza se e senza ma! Lei, poetessa e sacerdotessa che ama giocare con le invenzioni dell’ignoto, prende per mano il Caos e lo trasforma in Caso, trasforma i sentimenti vili in oro purissimo, gioca con l’Amore e la Morte, sorride agli angeli, diventa complice dei reietti … perché questa poetessa che sa quanto fango ricopre i fiori più belli, vuole essere poetessa, vuole lavorare la parola e le immagini che essa evoca per fare il passo più lungo della gamba e addirittura diventare veggente. Questa poetessa sa e lo dice con quanto fiato ha in gola, che la strada è lunga e impervia, e che le sofferenze sono enormi, a volte insostenibili, ma … sa, in cuor suo che bisogna essere forti, che bisogna essere consapevoli di essere nati poeti , e vati, e che talvolta per spiccare il volo occorre rinnegare anche se stessi e l’altra metà del cielo!

venerdì 20 gennaio 2012

La seconda crocifissione di Cristo, di Nikos Kazantzakis, traduzione di Mario Vitti (Castelvecchi). Intervento di Nunzio Festa

Il capolavoro di Nikos Kazantzakis, tramutatosi anch'esso come "Zorba il greco" in pellicola cinematografia, si chiama "La seconda crocifissione di Cristo"; e la sua lettura in italiano è oggi possibile grazie alla traduzione, curata da Mario Vitti, della sempre giovane e 'propositiva' Calstelvecchi. Tradizionalmente, ogni sette anni, a Likovrissi, piccolo borgo greco dove un Agà musulmano spadroneggia sul benessere comunque garantito e proliferante dei cristiani, quando arriva la Pasqua si deve mettere in rappresentazione viva e vegeta la Passione del Gesù Cristo. Eppure non sempre accade tutto come a teatro o in chiesa. Perché questa volta gli attori selezionati, a partire da colui che dovrà essere il cristo della scena riproposta, si calan troppo nella parte. Per usare un banale ma esaustivo eufemismo. Manoliò, in sostanza, s'incarna mentalmente e poi fisicamente in Cristo. Quando, appunto, sa d'esser scelto per interpretare il Gesù della narrazione teatrale. La via Crucis di Likovrissi, prima d'esser organizzata, diviene via Crucis reale per la cittadina. Con l'Agà turco ha esser in buona compagnia nelle vesti dell'elemento di disturbo, a un certo punto. Se si legge, insomma, dall'ingresso nella cittadina benestante e acqua cheta per un prete opportunista del gruppo di greci guidati da padre Fozio che scappano dal vandalismo d'aggressori  - che han devastato e ucciso e stuprato nella loro comunità. Ché gli esuli arrivano dalla stessa cristianità e avendo vissuto lo stesso cristianesimo degli abitanti di Lilovrissi proprio a chiedere solidarietà. Gesti di solidarietà e accoglienza che in verità davvero in pochi renderanno a questi fratelli in fuga. A far tristezza e desolazione in Fozio e ancor più panciuto, invece, il collega d'abito talare Grigori. Solo inizialmente, sono pochi gli uomini di Likovrissi che fanno calore al perseguitato dal turco giunto a depredare. Perché lo spirito dal vangelo poi trasforma molti. Ma com'è naturale che sia il personaggio più affascinante del poderoso romanzo, scritto con una lingua pulita ed efficace, è il Manoliò impazzito: che s'atteggia a nuovo Gesù. Non manca, di certo, la figura della Maddalena, la buona Katarina prima disponibile per tutti e poi innamorata fino all'estremo per Manoliò. La trama del capolavoro di Kazantzakis è ossessionante. In quanto non lascia momenti di trequa in chi legge. Però quel che ha fatto scandalo, è ovviamente ancora produce fastidi, al pari della migliore letteratura di tutti i tempi, è la lucidità e naturalezza con la quale lo scrittore riesce a levare ogni ipocrisia dalla faccia e dai corpi dei mondi descritti. Scavando nel bene e nel male, perfino. Senza condere spazi e tempi morti alla banalità. Qui non si legge la morte. Comunque. In La seconda crocifissione di Cristo, interamente, è riprodotta la vita. Nell'opera, non a caso, sono semplicemente analizzati tutti i dubbi del vivere che l'umanità appunto può porsi.

giovedì 19 gennaio 2012

Anteprima - Il segreto del libro proibito Karen Marie Moning (Leggereditore)

Un libro proibito che viene dal passato. Una libreria, la porta verso un’altra verità. Un libraio misterioso e le sue ombre. Una donna e un destino legato a quello dell’umanità...
Quando la sorella viene uccisa, Mac Lane è costretta a mettere in dubbio la sua stessa identità. Con un solo indizio, la ragazza parte per l’Irlanda, decisa a vederci chiaro. Da subito comprende che non si tratta di un semplice omicidio. Chi era realmente sua sorella? E perché ha provato a decifrare l’antichissimo Sinsar Dubh? Segui le tracce di un libro senza tempo, e riscrivi al fianco di Mac e del letale Jerico la trama del loro destino e di quello del mondo intero. Un romanzo che fonde perfettamente il thriller, l’avventura e il paranormal, primo di una delle serie più popolari degli ultimi venti anni, che presto sarà un film.
Estratto - “Individuai quattro macchie scure che erano fuori posto. Tre ferme nell’ombra proiettata dalle grondaie di un edificio a un paio di porte sulla destra, la quarta invece si trovava a sinistra e si muoveva in maniera più evidente. Infatti strisciava avanti e indietro lungo la base in pietra del negozio adiacente alla libreria di Barrons, allungando e ritraendo i propri tentacoli per saggiare i bordi della pozza di luce che fuoriusciva dagli ingressi di servizio. Tutte e quattro cominciarono a pulsare rabbiosamente al mio arrivo.
«Stia sotto la luce,» si era raccomandato Barrons «e sarà al sicuro. Le Ombre possono prenderla solo se si trova nella più completa oscurità. Loro non tollerano nemmeno la più piccola luce. Lei, Ms Lane, non deve mai entrare di notte nel quartiere abbandonato. La città si è dimenticata dell’esistenza di quella zona» aveva spiegato lui. Io avevo sbuffato. «Le città non perdono interi loro quartieri. È impossibile.» Lui aveva abbozzato un sorriso. «Col tempo, Ms Lane, smetterà di usare quella parola.”

 
Karen Marie Moning è nata in Ohio. I suoi romanzi hanno scalato le classifiche più prestigiose, New York Times, Usa Today, Publishers Weekly, e sono stati tradotti in oltre 20 Paesi. In Italia l’autrice ha riscosso il favore del pubblico con i due primi romanzi della serie Highlander, Amori nel tempo e Torna da me, pubblicati in questa stessa collana. Non perdetevi Il mistero del talismano perduto, il seguito di Il segreto del libro proibito, primo libro della serie Fever, in uscita per Leggereditore a febbraio 2012.

mercoledì 18 gennaio 2012

Anteprima: Ricomincio da te di Eloy Moreno (Corbaccio)

















È un uomo come tanti. Una moglie, un figlio piccolo, un impiego in una società di software, colleghi, genitori, suoceri, giornate scandite dalla routine del lavoro, una vita famigliare ridotta a monosillabi di saluto la sera e la mattina, sempre più arida, sempre più marginale. Eppure da bambino non era così. Aveva dei sogni: per esempio costruire un capanno per starci con il migliore amico. E quello è stato il suo primo e più grande fallimento: qualcosa è andato storto, quell’estate la sua infanzia è finita.
Ma adesso sente che è arrivato il momento di riprendersi il tempo che ha perduto, di riconquistare l’amore della moglie, la stima di se stesso. Ha un piano per ricominciare, ma non osa nemmeno confessarlo alla moglie: ormai è così distante, indifferente, forse ha un altro. Lui sospetta di tutto e di tutti, si sente braccato a casa e in ufficio, organizza piani per vendicarsi di chi considera ormai i suoi ex: la sua ex moglie, i suoi ex amici, i suoi ex colleghi... Ma il sogno rimane, e non è detto che nel modo più impensabile e assurdo non riesca a realizzarsi.

martedì 17 gennaio 2012

“Il silenzio di Patrick” Josy Monte' (Youcanprint)





















“Il silenzio di Patrick” è il racconto, scritto in prima persona da una madre, che parla della sua esperienza con il figlio, affetto da dislessia. Il testo è una testimonianza viva, reale, partecipata e allo stesso tempo un messaggio di speranza per tutti i familiari e i genitori di figli che vivono una situazione analoga. Fin dalla sua nascita seguiamo Patrick, il giovane protagonista, con lo sguardo attento di sua madre. Patrick secondo il responso dato alla nascita dai medici non potrà condurre una vita come quella dei suoi coetanei per via di una cardiopatia. Questo annuncio, anziché abbattere i genitori di Patrick, fa nascere in loro il desiderio di fare tutto il possibile perché il loro amato figlio abbia un futuro degno di questo nome. Inizia così per i suoi genitori un percorso che li porterà a farlo visitare da diversi medici e a modificare per amore i ritmi della loro esistenza.  “Il silenzio di Patrick” è una storia che cattura per la sua autenticità e per la capacità dell’autrice di rendere il lettore partecipe, fin dalle prime pagine, delle vicende, delle speranze e di tutto il mondo d’amore che circonda il piccolo Patrick. Ma questa storia è molto di più, l’esempio di Patrick infatti è tale per tutti coloro che, almeno una volta nella vita, si sono sentiti scoraggiati, circondati dalle avversità, e non si sono sentiti in grado di affrontare i problemi di ogni giorno. Gli anni della crescita, l’apprendimento, i primi giochi, i contrasti con una società che a ogni livello non è aperta all’inclusione ma sembra nata per escludere e creare steccati; leggiamo tutto questo e arriviamo a viverlo in prima persona, in un romanzo-testimonianza che si legge tutto d’un fiato lasciandoci un forte messaggio di speranza. Oltrepassare l’idea di normalità - questo è l'invito al lettore - confrontandosi con un bambino che ha dovuto impiegare una capacità d'animo non comune nemmeno agli adulti. Ogni obiettivo raggiunto sembra essere il preludio a una nuova sfida, ma Patrick affronta ciò con una caparbietà e una tenacia incredibili, e nel lettore cresce sempre di più l’empatia per il protagonista e per la sua famiglia. Seguire il percorso di crescita di Patrick, fino all’ingresso nel mondo dell’istruzione e alla lotta contro i pregiudizi sociali, è una lezione di vita. Lo spirito combattivo e la forza della madre apriranno a Patrick le porte di un mondo, che vedrà genitori e figlio pronti a nuove sfide, forti dell’amore e della costanza dimostrati giorno per giorno.


lunedì 16 gennaio 2012

Winterreise, la traversata occidentale di Manuel Cohen (Edizioni CFR – disponibile a fine gennaio 2012). Opera vincitrice del Premio Fortini, 2° edizione, 2011




















Libro intenso e meditato, che passa in rassegna l'ultimo trentennio della storia occidentale, (soprattutto italiana)  dagli anni '70 e poi dal cosiddetto "riflusso" sino ai giorni nostri, con folgoranti ottave ne tratteggia i sintomi del decadimento, le illusioni e le disillusioni, l'aggregarsi e disaggregarsi di soggetti sociali e politici, dei rapporti umani, dei fermenti di rinnovamento.
Una poesia vibrante, incalzante, denza di pathos e moti di ribellione interiore, accorata ma mai cedevole a forme di commiserazione o autocommiserazione, senza peli sulla lingua per nessuno: dai politici agli uomini di cultura, ai poeti, ai "movimenti".
Un libro che, probabilmente, farà molto discutere e si attirerà simpatie ed antipatie per il suo stile umano alieno da compromessi, dove l'autore, con grande coraggio, "ci mette la faccia" senza remore e senza sconti per nessuno.
La scrittura è densa e caratterizzata da un grande rigore stilistico che cerca, nel contempo, di conciliare tradizione letteraria e linguaggio moderno, con soluzioni di ottimo livello.

domenica 15 gennaio 2012

Il segreto di Copernico. La storia del libro proibito che cambiò l'universo di Dava Sobel (Rizzoli)





















Quando nel 1503 Copernico lascia l'Italia con la prospettiva di una tranquilla e redditizia carriera ecclesiastica in Polonia, il suo progetto di rifondare l'astronomia è già delineato. Nei suoi appunti, che nutre senza tregua per decenni, non esita a ribaltare quel che si dice del mondo e degli astri, né ha paura di contraddire scienziati, teologi e filosofi che seguono ostinati il dettato biblico. Certo, sono tempi pericolosi per opporsi alle teorie dominanti: Copernico si censura, si confida solo con una manciata di colleghi, evita il proselitismo, teme il ridicolo o peggio. I grandi stravolgimenti a cui assiste - la Riforma protestante, la rivolta dei contadini, la guerra tra Cavalieri teutonici e Turchi ottomani - lo turbano, così come il rischio che le conseguenze del suo lavoro di scienziato si ripercuotano sulla sua vita rispettabile di uomo di Chiesa. Poi, il giovane matematico Retico travolge come un ciclone la sua quieta esistenza e lo convince a dare alle stampe - nel 1543, l'anno della sua morte - il "De revolutionibus orbium coelestium". È però solo più di mezzo secolo dopo, quando il telescopio di Galileo sconvolgerà ulteriormente l'equilibrio dei cieli, che i timori di Copernico si avvereranno. Nel 1616 una commissione di undici teologi voterà sul sistema copernicano: giudicheranno che un Sole in quiete al centro del mondo è formalmente eretico perché in contrasto con le Sacre Scritture, e stabiliranno che l'universo eliocentrico è un'assurdità.

venerdì 13 gennaio 2012

OPERA PLATONICA DI MASSIMO OINK (Youcanprint)






















Giulia e Massimo. Una vita di coppia forse non propriamente entusiasmante, un passato di incomprensioni alle spalle, e desideri di vita assolutamente contrapposti. Giulia e Massimo e la loro vita di ogni giorno, in tutto simile alla nostra: lavoro, spesa, cena con gli amici. Vita quotidiana, a volte  grigia e ciclica, prevedibile, senza un futuro. Poi accade qualcosa di inaspettato! Una storia terrificante che nessuno potrebbe mai immaginare: si comincia dall’elettricità che manca, poi l’acqua, poi il cibo. E quando vengono a mancare le basi stesse della civiltà, che succede? Che i tratti sopiti del nostro carattere escono prepotentemente alla ribalta, ed allora nulla è più come prima. In un mondo di lupi ci comporteremmo come tali, o saremmo in grado di elevarci? Un romanzo da leggere come spunto per organizzarsi e sapere come sopravvivere a situazioni estreme come cataclismi o conflitti globali.  Una lettura incalzante, una critica sociale sferzante che vuol mandare un messaggio alla società di oggi: il Caos e la Morte non sono così remoti, e sarebbe opportuno immaginare e progettare la nostra salvezza ora, se vorremo raggiungerla quando verrà il momento, perché un orrore di questo tipo potrebbe accadere anche domani.

giovedì 12 gennaio 2012

“Tre atti e due tempi”: un libro che parla di noi. Intervento di Roberto Martalò























Quanto conta il denaro in questa società? Si può veramente comprare la felicità? E come si mette a tacere la coscienza? Molti di noi potranno rispondere secondo il proprio pensiero e il proprio rigore interiore, ma nella vita l’occasione fa l’uomo ladro ed è in quei momenti che bisogna rispondere a queste domande. Tutto questo Silvano “Silver” Masoero lo sa perfettamente, perché ha dovuto imparare sulla propria pelle quanto costano certe scelte. Uscito a fine 2011, “Tre atti e due tempi” di Giorgio Falletti è un romanzo intenso, articolato ma non tortuoso e caratterizzato dalla figura di Silver, un antieroe contemporaneo e romantico, taciturno e rigoroso. Magazziniere della squadra di calcio della propria città da 33 anni, Silver è un ex pugile che ha ben chiaro, dopo un passato difficile, quanto conti nella vita essere onesti e lavorare. Rimasto vedovo, ha un figlio con il quale intrattiene un rapporto fatto di poche parole e di sentimenti mai esplicitati. Sarà proprio questo rapporto a far muovere l’intero romanzo, a spingere Silver a fare cose che mai avrebbe potuto pensare e a fargli scoprire quanto marcio ci sia nel mondo del calcio e non solo. Un marcio che il protagonista proverà a combattere in tutti i modi. Faletti dimostra ancora una volta di essere uno scrittore capace di coinvolgere emotivamente il lettore grazie a una caratterizzazione dei personaggi molto dettagliata e realistica. Ottimo conoscitore delle strutture narrative, l’autore sa quando è il momento di spiazzare il lettore con colpi di scena o tramite la rivelazione di informazioni che capovolgono completamente le aspettative del lettore. Pur cambiando quindi genere e atmosfera (non più il thriller di stampo americano, ma un romanzo realistico da provincia italiana con sfumature da thriller), l’autore sfoggia tutte le proprie capacità letterarie con disinvoltura, dando il vita a un’opera assolutamente godibile. “Tre atti e due tempi” è un libro su di noi, sulla deriva della nostra società e su quanto, al contrario, ci sia ancora di buono in essa. Un libro tremendamente attuale, viste le inchieste sul mondo del calcio e non solo, che infine regala anche un pizzico di ottimismo: di Silvano Masoero il mondo è pieno; forse in ognuno di noi c’è qualcosa di Silver, un pezzo di noi che crede ancora a dei valori positivi e giusti. Ed è qui che Faletti ci vuole portare: a riconoscere questi valori come via per la felicità e per la salvezza del nostro spirito e della nostra collettività.

Tre atti e due tempi di Giorgio Faletti
Einaudi, 146 pag, 12 €

mercoledì 11 gennaio 2012

Gianrico Carofiglio e Vittoria Coppola. Due pugliesi per il romanzo più bello dell’anno. Votazioni aperte fino al 25 gennaio 2012.




















Domenica 8 gennaio 2012, nella puntata di "Billy il vizio di leggere" (in coda al TG1 delle 13.30), è stato ufficialmente lanciato il concorso sondaggio "Il romanzo dell'anno lo voti tu", che offre ai lettori (tramite un semplice meccanismo di voto diretto su facebook) la possibilità di votare la propria preferenza fino al 25 gennaio 2012, eleggendo il libro dell'anno 2011.
"Gli occhi di mia figlia" (Lupo Editore) di Vittoria Coppola è stato scelto dalla redazione di Billy per concorrere al titolo, insieme a altri undici titoli usciti nel 2011, nella rosa dei candidati dalla redazione tra gli altri, Dacia Maraini, Giampaolo Pansa, Pietrangelo Buttafuoco, Federica Manzon, Mariapia Veladiano. "Gli occhi di mia figlia", già insignito del titolo di 'miglior libro dell'anno scoperto in rete', ha avuto grazie a questo riconoscimento la possibilità di accedere alla seconda fase della votazione, quella più ambita nella quale i lettori sceglieranno il miglior romanzo di un anno, il 2011, ricco di conferme e di esordienti d'accezione, basti pensare a nomi come quello di Mariapia Veladiano.
"Gli occhi di mia figlia" fa parte degli 11 titoli scelti dalla redazione di Billy per concorrere al titolo di Libro dell'anno. Vittoria Coppola non è l'unica autrice pugliese a concorrere, insieme a lei c'è infatti un altro grande e affermato autore pugliese, Gianrico Carofiglio, un motivo di orgoglio, questo, per la nostra regione e un motivo in più per esprimere la vostra preferenza, scegliendo tra due autori pugliesi, un'esordiente di valore e uno scrittore di altissima levatura.
Dall'8 gennaio 2012 chiunque potrà votare votare entrambi i libri di due autori pugliesi, "Gli occhi di mia figlia" (Lupo Editore) di Vittoria Coppola, e "Il silenzio dell'onda" (Rizzoli).

Come si vota? Semplice, basta raggiungere la pagina facebook di "Billy, il vizio di leggere"
(http://www.facebook.com/pages/Billy-il-vizio-di-leggere/110325289071780) e cliccare su "Mi piace", dopo selezionare (sotto la scritta 'bacheca') la pagina "il libro dell'anno", cliccando sull'immagine il lettore viene indirizzato automaticamente alla pagina del sito della Rai dove è possibile esprimere il voto


Info:
Lupo Editore lupoeditore.com
Ufficio Stampa overeco.wordpress.com

DANIELE SEMERARO AL BooKBar PrimoCaffè di Veglie























Il romanzo di Daniele Semeraro sarà presentato a Veglie giovedì 12 gennaio alle ore 19.30 presso il BookBar PrimoCaffè. Lupo Editore in collaborazione con Fucine Letterarie comunica che a Veglie, giovedì 12 gennaio alle ore 19.30,  presso il BookBar PrimoCaffè, sito in via Leverano n.18, si terrà la presentazione del romanzo geografico “Scrivere Polvere”, edito dalla casa editrice salentina, dell’autore Daniele Semeraro. L’incontro con lo scrittore, organizzato da Cosimo Lupo, sarà condotto da Stefano Donno e Michelangelo Zizzi. "Scrivere Polvere" è romanzo geografico ambientato a Cisternino e nella Valle d´Itria  negli anni del dopoguerra, tra le macerie dei luoghi e delle anime, ulivi secolari, vigneti e campi incolti. I suoi colori sono il bianco della polvere e dei muri dipinti a calce, il nero dei lutti ed il ruggine della terra. In una Puglia crepuscolare, fatta di trulli divelti, chiese sconsacrate e masserie abbandonate, si rincorrono i destini dei due protagonisti: una tarantolata muta e un povero balbuziente senza nome. Una pizzica verace e non folklorica dona ad essi un ritmo delirante per sfuggire alla propria condizione di reietti della società: il tempo ossessivo, frenetico, brutale della danza pareggia la brama di perdersi ognuno nella maledizione dell´altro.

SCRIVERE POLVERE DI DANIELE SEMERARO -  "Scrivere polvere" è romanzo geografico ambientato a Cisternino e nella Valle d´Itria negli anni del dopoguerra, tra le macerie dei luoghi e delle anime, ulivi secolari, vigneti e campi incolti. I suoi colori sono il bianco della polvere e dei muri dipinti a calce, il nero dei lutti ed il ruggine della terra. In una Puglia crepuscolare, fatta di trulli divelti, chiese sconsacrate e masserie abbandonate, si rincorrono i destini dei due protagonisti: una tarantolata muta e un povero balbuziente senza nome. Una pizzica verace e non folklorica dona ad essi un ritmo delirante per sfuggire alla propria condizione di reietti della società: il tempo ossessivo, frenetico, brutale della danza pareggia la brama di perdersi ognuno nella maledizione dell´altro. Una brama edificata su fragili fondamenta, quelle del dolore e della rassegnazione, sentimenti atavici, questi, che tesseranno la tela del fato nella quale finiranno per cadere le loro esistenze. E nel silenzio più cupo si consumerà il loro ultimo sacrificio. Una storia 'vintage' dai risvolti cristici, in cui unico filo conduttore risulterà essere l'agghiacciante fragilità della mente umana e dell'esistenza stessa, condannata a seguire lo stesso, identico destino dei segni tracciati sulla polvere dal protagonista.

Chi è l’Autore? - Daniele Semeraro nasce a Locorotondo nel Maggio del 1977, vive a Martina Franca e lavora ad Alberobello.
Chitarrista autodidatta, grande appassionato di musica e letteratura, si affaccia al mondo della scrittura da cantautore. Compone brani musicali per sé e per altri e nel 2008 si avvicina alla scrittura in prosa. “Scrivere polvere” è il suo romanzo d´esordio.


Per maggiori informazioni:
Lupo Editore
www.lupoeditore.com; e-mail: redazione@lupoeditore.com

BookBar PrimoCaffè
 Via Leverano n. 18, Veglie


martedì 10 gennaio 2012

FIATO CORTO di ELIANA FORCIGNANO’ (LIETOCOLLE). INTERVENTO DI VITO ANTONIO CONTE























In un mondo perfetto nessuno si sognerebbe mai di cercare la perfezione. Non si cerca qualcosa che c’è. Quel che c’è lo si guarda. Lo si ascolta. Lo si contempla. E ancora. Ma molta della vita che scorre su questa Terra perfetta non è. Imperfetto è soprattutto chi la abita. Cosa farne di tanta imperfezione? Oh, molte cose se ne possono fare. Lei ne fa versi. E, competente come pochi, mite come brezza primaverile, dolce come melograna, umile com’è chi percorre la via della conoscenza umana, lei fa versi e supplica perdono alla bianca poesia, lei che mescola parole e colori sulla pura tela di una Musa Aonia ancora da inventare, lei che dell’esistenza cerca di spremerne il violaceo significato. E viola è il colore che avvolge medit azione di capelli nel roseo sguardo di copertina. Ché se non fosse “Fiato Corto” e se “Il colore viola” non fosse già un romanzo di Alice Walker e un film di Steven Spielberg, così avrei titolato questo esordio poetico di Eliana Forcignanò. Dopo le sue fiabe, ecco “Fiato Corto” (per i tipi di Lietocolle, 2011, pagine 62, € 13,00), mondo poetico di Eliana Forcignanò dominato da tutte le sfumature del colore viola, ch’è uno dei colori dello spettro che gli occhi possono vedere. È quello associato alla frequenza più alta e alla lunghezza d’onda più corta. Come dire, riferito al libro in parola, versi che raggiungono vette alte, schermate dal lemma corto del titolo. Il viola, è noto, nasce dall’unione del rosso e del blu e, in quanto tale, è sintesi delle qualità simboliche dei due colori che gli danno vita. E c’è il rosso nelle liri che di Eliana Forcignanò, c’è la passione e la violenta irruenza del rosso. E c’è la trascendenza del blu. I due opposti generano il viola, ch’è temperanza. Così la poesia di Eliana Forcignanò sembra tendere all’unione degli opposti, all’unione (scomodando Jung) di due nature, di corpo e di spirito. Così le parole di Eliana Forcignanò sembrano anelare al viola, a quella che (secondo la visione di Steiner) è la dimensione che va oltre quella fisica, quella propria della natura sfuggente e inafferrabile. Viola che mai diventa crepuscolare (com’è, invece, questo colore per Goethe), ma prossimo alla timidezza della violetta (nascosta tra l’erba), del cui fiore (questi versi) hanno in comune la forma: semplice e essenziale, che evoca la grazia e l’intimo valore dell’estetica. I versi di questo libriccino possiedono grazia in ogni passaggio e bellezza in ogni tema, ché ognuna delle tre sezioni di “Fiato Corto” è un inno all’affermazione della dignità d’essere qui e adesso. Indipendentemente che sullo sfondo delle parole ci sia il passato, con la Musa Emily Dickinson o l’assenza di voce delle donne del padiglione secondo a dettarle, o che ci sia il presente senza suono, del non aver vissuto, delle emozioni triturate, delle dentate disfatte, dei sogni sfatti, della mela acerba offerta all’onore di un dente, della stanca speranza, metabolizzate nell’allegria del canto. E mi sembra di sentire la voce di Whoopi Goldberg (che, guarda caso, fuor di pseudonimo d’arte fa anche Elaine) che –nel film citato sopra- dice: “Io sono povera, sono negra, sono anche brutta, ma buon Dio sono viva!”; sì, leggendo “Fiato Corto” sento la voce di Eliana Forcignanò che dà voce a chi non ce l’ha e grida “sono viva” e nelle avversità sorride e, mi piace pensare, in fine, nel silenzio della luce azzurrognola della sua stanza, ascolta “Miss Celie’s Blues”. Ché è la prima canzone, dato anche il taglio di questo pezzo, che mi viene in mente. Ché questa canzone, come molto blues, è vivere con gioia la tristezza e le difficoltà. Ché l’altra gioia, quella dei giorni belli, avrà un sapore vero!

lunedì 9 gennaio 2012

Il noto, il nuovo. Appunti postumi sulla natura del potere e della storia, di Giovanna Frene, prefazione di Paolo Zublena, postfazione di Silvia de March, con testo inglese a fronte, traduzione di Joel Calahan e Jennifer Scappettone, con cd audio dei Poems, (Transeuropa). Intervento di Nunzio Festa






















I versi di Giovanna Frene, proposti in "Il noto, il nuovo", già pubblicati in lingua inglese negli States, sono una disquisizione sulla natura del mondo e quindi del potere, della Storia che abbiamo e che faremo. Forse per questa ragione, tra l'altro, le musiche dei Poems allegate alla silloge a tratti  danno spazi a più quotidiane incombenze. Frene, insomma, s'affida un compito difficilissimo. Che comunque compie; davvero facendosi dire appunto come e quanto Giovanna Frene sia da considerare, e non ce ne vogliano i puristi, poetessa civile. Depositato fra una molte infinita di citazioni, il verso di Frene usa un'allegoria per certi versi atipica, una forma d'isolamento dalla realtà dopo aver osservato la realtà: per evocare senza avocare ad alcun compito proprio. Ma proponendo una lettura e poi una rilettura della cose del passato, vedi le riproposizioni del male nazista, che devono sconfiggere quella trappola mortale che è la nuova specie d'indifferenza oliata da questa e dalla precedente società. Tra i nazisti, allora, e Giovanni dalle Bande Nere. Fra nettezza, tono schietto e diretto, eppur salato di musicalità e commozioni, quindi fra fendenti e dialoghi, e aperture che si rinnovano nei componimenti maggiormente 'discorsivi'. Giovanna Frene interroga la violenza stessa, dunque, e chi la pratica. Chi la praticherà ancora. Mentre il comodo dove viviamo non ci consente d'opporci, spesso. Un piccino saggio di questa compostezza e rigida, intellettuale dominazione del dubbio, dice: "l'ordine delle forze, l'idea inevasa del bene, invisibile, è sotto / gli occhi di tutti. raggiunge il suo scopo, il banchetto integro: // il corpo è sacro, saturo, è fatto di intenzioni; / il cibo è un potere diverso, ma sempre-cibo nel sempre banchetto." (...). I riferimenti sono tanti. Eppur potremmo citarne solamente uno, su tutti, Andrea Zanzotto. Non a caso è Zanzotto il poeta salutato in chiusura d'opera. Il dissidio principale che Frene rimette sotto i nostri occhi annacquati a volte dall'impotenza, è fra diritto e obbligo di far il bene, cioè mettersi di traverso all'avanzata del "motore della storia" (la violenza che opprime i popoli) e il significato stesso delle nostre azioni. Il motivo dominante de Il noto, il nuovo, come ci rammenta d'altronde il titolo scelto per la petité raccolta poetica, è il sentimento d'ineluttibilità del male - assoluto - che ci fa dannare. Molte volte, però, senza darci dannazioni. Con la poesia di Giovanna Frene qualcosa invece s'accende. Sapendo del noto. Applicandoci al nuovo.  

domenica 8 gennaio 2012

In libreria per Kurumuny “Due settimane nei grandi magazzini - Gli Sweat-shops in estate” di Annie Marion MacLean






















La diffusione del lavoro e lo sviluppo urbano segnano i processi sociali statunitensi nella seconda metà del XIX secolo e legano masse di lavoratori, in gran parte unskilled, al lavoro e al controllo realizzati nelle realtà industriali, delle quali gli sweat-shops, come i nuovi insediamenti commerciali, sono modello di alto tasso di sfruttamento, paga incredibilmente bassa e profonda concorrenza tra lavoratori scarsamente sindacalizzati. La città, protagonista di sogni e progetti da parte dei suoi abitanti, è anche il luogo di inedite segregazioni degli individui e di comunità, etniche come religiose, rinnovate e tra loro in gran parte contrapposte, frammentazione irreversibile di un processo nel quale è destinato a trionfare l’individuo consumatore. In questa realtà emerge una rinnovata collocazione femminile, la quale, all’interno di una concorrenza oggettiva con la forza lavoro maschile, più protetta e sindacalizzata ma certo più costosa, esplica una presenza nei vari luoghi del lavoro, nella quale subalternità ed emancipazione si uniscono, in un processo di distacco dalle tradizioni familiari, di solitudine ed anonimato inediti ma anche di crescenti relazioni, anzitutto con altre donne. Il lavoro, con tutte le sue contraddizioni, è alla radice di questo percorso, e mentre segna per le donne nuove dislocazioni urbane, articolazioni di classe, relazioni, implica comunque un percorso di autonomia e marginalità, distacchi e progettualità, , affermazioni e sconfitte che costellano la strada di una eguaglianza a lungo solo silenziosamente ipotizzata ed ora progressivamente enunciata e praticata. I due saggi di Annie Marion Mac Lean, presenti nel volume, sono intrisi di questa prospettiva della quale rendono evidente testimonianza.


Annie Marion MacLean (Prince Edward Island, Canada, 1866 - Pasadena, USA, 1934), sociologa di origini canadesi ma divenuta americana per propria volont?, animata, come altre giovani docenti e ricercatrici, da un interesse profondo e continuo per la riforma sociale, ha contribuito in modo sostanziale alla istituzionalizzazione e allo sviluppo della sociologia. Questo, la sua lunga attivit? didattica e di ricerca nell’universit?, la peculiarit? del suo approccio analitico, la continuit? della sua collaborazione all’American Journal of Sociology, la sua presenza nell’American Sociological Society e nell’associazione Kappa Alpha Theta non sono valse (a lei come ad altre donne, prima delle quali Jane Addams) a farle superare la marginalit? di collocazione all’interno dell’Universit? di Chicago e ad avere un pieno riconoscimento accademico. Le sue ricerche, fondate sul metodo del lavoro di contatto e della raccolta di dati di prima mano, hanno come referente principale le condizioni di lavoro delle donne (e dei bambini) interne ai processi contraddittori di sviluppo degli Stati Uniti della seconda met? del XIX secolo. Le sue indagini sul lavoro nei grandi magazzini, negli sweatshops, nella raccolta di luppolo sono essenziali non solo per i metodi seguiti ma anche per l’attenzione rinnovata ai processi contemporanei di emancipazione e subalternit?, di autonomia e sfruttamento determinati dalle nuove realt? sociali. Questi interessi traspaiono anche dai suoi principali volumi Wage Earning Women (1910), indagine sul lavoro femminile svolta in collaborazione con il Comitato direttivo nazionale dell’YMCA e realizzata attraverso una presenza in centinaia di fabbriche, Women Workers and Society (1916), analisi delle condizioni di lavoro femminili in una “fabbrica modello”, mentre i suoi interessi, anche contraddittori sul piano teorico, per l’immigrazione trovano espressione nel volume Modern Immigration (1925), chiaro invito per i nuovi immigrati a una americanizzazione che riconosca le condizioni culturali, e di potere, esistenti facendone premessa per i processi di integrazione.

sabato 7 gennaio 2012

“Ricordi sott’odio” di Indro Montanelli: epitaffi di un’Italia che non c’è più di Roberto Martalò























A dieci dalla morte, Rizzoli pubblica “Ricordi sott’odio – Ritratti taglienti per cadaveri eccellenti” di Indro Montanelli. Curato da Marcello Staglieno, amico e collaboratore del giornalista, il libro raccoglie diversi epitaffi scritti da Montanelli a partire dagli anni ’50 e “dedicati” a personaggi viventi dell’epoca, molti dei quali hanno segnato profondamente la storia e la cultura italiana.
Scritti per gioco in diverse occasioni con gli amici storici Longanesi, Prezzolini, Ansaldo, Maccari, Missiroli, Staglieno, gli epitaffi montanelliani costituiscono probabilmente l’unico caso di questo particolare genere letterario in Italia e danno il perfetto quadro dell’Italia del secondo dopoguerra, alle prese non solo con la ricostruzione e il boom economico, ma anche con il dover affrontare la questione della responsabilità morale. Un’Italia divisa in due parti, tra ex fascisti e antifascisti, tra sinistra e destra, che si guardano con sospetto e circospezione.
Anarchico sui generis per sua definizione, Montanelli racchiude nei suoi epitaffi la propria visione dell’Italia dell’epoca e il suo carattere polemico e sarcastico, da toscanaccio tipico. Spesso dissacranti e beffardi, in qualche caso rispettosi, sono tutti piccoli componimenti che rispecchiano lo stile del celebre giornalista e la sua caratteristica retorica diretta e senza peli sulla lingua. Ne emerge il ritratto di un uomo che, pur frequentando i salotti nobili e borghesi di Milano e di Roma e pur essendo circondato da artisti, ricchi uomini di affari e intellettuali di varia estrazione, resta sempre un solitario. Un uomo che ha affascinato amici e nemici (e da alcuni di questi ne è rimasto affascinato, sebbene il suo carattere gli impedirà candide ammissioni in tal senso) e che, nonostante sia stato criticato da tutti, è sempre rimasto coerente con se stesso. Soprattutto, un uomo che ha saputo parlare al e con il suo pubblico.
“Ritratti sott’odio” è un libro che merita di essere letto non tanto per la valenza letteraria, comunque apprezzabile, ma soprattutto perché costituisce memoria storica del Paese, riportando alla luce personaggi e, talvolta, fatti dimenticati, se non addirittura sconosciuti, dalle generazioni contemporanee. Un libro certamente singolare, da collezione per chi ama la letteratura montanelliana oppure per chi gradisce avere una biblioteca di testi originali e inconsueti.

Ricordi sott’odio di Indro Montanelli (a cura di Marcello Staglieno) Rizzoli, 219 pag, 17€

venerdì 6 gennaio 2012

MANI BUCATE di Marco Cobianchi (CHIARELETTERE)






















Un fiume di soldi alle imprese e l’Italia va a picco. Perché? Questo libro entra nell’incredibile mondo delle aziende mantenute dallo Stato. Per la prima volta racconta, facendo nomi e cognomi, decine di storie di società, banche e multinazionali che hanno incassato miliardi di euro pubblici spesso senza produrre né crescita né occupazione. Fiat, Pirelli, la Saras dei Moratti e le industrie sarde (Portovesme,Vinyls,Ila, Alcoa).Ma anche giornali, radio e tv; tutto il mondo del cinema, compresi cinepanettoni e film in 3D; agricoltura e allevamento (8 milioni dei contribuenti sono serviti ai grandi marchi per farsi pubblicità), compagnie aeree, hotel e perfino skilift. Banca d’Italia e Corte dei conti sono netti: gli aiuti sono inutili. Tutti i soldi a favore del Sud hanno generato un aumento del Pil di appena lo 0,25 per cento all’anno. Poche eccellenze, molti miliardi buttati via. Eppure ogni cosa è sussidiata. Tutto quello che compriamo l’abbiamo pagato due volte, alla cassa e già prima con le tasse. Quello che gli italiani versano alle aziende è un contributo invisibile, fatto di migliaia di leggi che concedono agevolazioni fiscali, soldi a fondo perduto, garanzie sui prestiti. Con le tasse si alimentano clientele e basi elettorali. Negli ultimi dieci anni sono state avviate dall’Unione europea quasi 40.000 pratiche per aiuti italiani potenzialmente illegali. Perfino la mafia è sussidiata dallo Stato. I soldi pubblici vengono usati dalle aziende per pagare i debiti. Altre volte lo Stato paga per nuove assunzioni, ma i posti di lavoro scompaiono appena finiscono i sussidi. La politica tace. Questo sistema è alla base del declino italiano.

Marco Cobianchi è giornalista di “Panorama” e da sempre si occupa di economia. Per scrivere questo libro ha letto centinaia di pagine di documenti europei, rapporti di spesa, gazzette ufficiali nazionali, regionali, comunitarie e molto altro. Documenti tecnici, per lo più sconosciuti ma che gli hanno permesso di compiere uno straordinario viaggio nel cuore di un sistema economico che non è liberale, non è statalista ma sussidiato. È autore anche di BLUFF. PERCHÉ GLI ECONOMISTI NON HANNO PREVISTO LA CRISI E CONTINUANO A NON CAPIRCI NIENTE (Orme, 2009). http://manibucate.com/