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venerdì 13 luglio 2012

Gente del Sud. Il Sud e l’Unità, di Michele Viterbo (Peucezio), postfazione di Nichi Vendola, nuova edizione con immagini (Laterza). Intervento di Nunzio Festa


Figlio di garibaldino e nipote di carbonaro, Michele Viterbo è senza dubbio una figura ‘controversa’ e interessantissima da studiare oggi. E l’anno scorso, in occasione dell’150° cerimoniale dell’Unificazione territoriale della Penisola, il sempre intraprendente, lungimirante e molto scaltro editore Laterza ha ripubblicato, con il sostegno economico e ideale della Presidenza della Regione Puglia, il saggio che lo storiografo pugliese pubblicò per la prima volta fino al ‘966 (sempre per Editori Laterza, e si veda la prefazione del ’59 alla nuova edizione) e dalla casa editrice fondata da Giuseppe Laterza di nuovo fu messa in catalogo nel 1987, “Gente del Sud”. Ma se capiamo bene per quali ragioni di marketing le edizioni abbiamo espunto dalla biografia lanciata in bandella che Viterbo fu podestà, non capiamo di contro come sia possibile che Vendola, invece, abbia voluto nella sua lezione posizionata a fondo libro annientare la stessa biografia dell’elogiato “meridionalista” Michele Viterbo: facendo così una manovra disonesta e buona a togliere di mezzo proprio la fetta di ragionamento più problematica sul passato dello studioso; evidentemente è troppo difficile e dispendioso, adesso, per una figura di spicco della politica nazionale, proporre riflessioni che facciano nascere dibattiti seri su letture e analisi di protagonisti delle vicende locali, su donne e uomini che han condizionato lo sviluppo del Meridione. Si ricordi, per prima cosa, che Michele Viterbo non ha solamente fatto e rifatto il percorso della storia, bensì è stato uomo alla quale “sono legate moltissime realizzazioni, tra cui la Pinacoteca provinciale di Bari, il campo d’aviazione di Palese (Ba), l’azione risolutiva per la istituzione dell’Università e della Fiera del Levante, la costruzione di vari istituti scolastici, la creazione di una fitta rete di dispensari, l’Ente pugliese di cultura popolare, la Camera di commercio italo-orientale, il Consorzio per la bonifica del Locone, il restauro di Castel del Monte e di altri monumenti”. Penna prolifica nel frattempo, quindi, Viterbo è stato certamente esponente di rilievo della classe dirigente almeno di Puglia. Scrittore, giornalista, politico, autore di tanti scritti spesso coperti dallo pseudonimo Peucezio, comunque Viterbo, ricordiamo per quante e quanti l’avessero dimenticato, fu esponente importante del fascismo. Personalità, tra l’altro, che a fascismo storico finito non ebbe nemmeno bisogno d’abbeverarsi all’acqua dell’antifascismo di comodo. Nel poderoso Gente del Sud, però, è stipato quell’approccio intransigente alla materia-mondo/società di Michele Viterbo. Una fede nelle cose che lo portò a ragionare molto lucidamente durante l’oppressione fascista e dagli anni Cinquanta in avanti. Dove presenta proprio il fenomeno della Carboneria, Viterbo non risparmia polemiche, per dire, a un Mazzini – suo maestro - che non aveva riportato la reale grandezza dell’episodio caratterizzante ‘Sud’ nei suoi scritti. Perché, appunto, non si trattò che d’esperimento nato, radicato, sviluppatosi nel Meridione. In una Bassa Italia che era stata, in molti momenti, fondamento di ricchezza persino, e non solamente futura e presente arretratezza e peso per l’Europa intera. Anzi vanto d’Europa, era. Sua salvezza, persino. Fino alla Giovine Italia. La Giovane Europa. Con un apporto meridionale d’azione e pensiero che sfociò in tanti fuochi di rivolta. Seppur finiti male. Moti rivoluzionari, azioni di ribellione provati nel Mezzogiorno oggi quasi completamento sfinito dagli eventi storici novecenteschi e dalle dittature dei più ignoranti dirigenti che possano esserci stati ed esserci ancora. Viterno rilegge il murattismo, figure che hanno nomi quali L’unità italiana, Farini-Minghetti e Carlo Poerio. Il secondo libro di Michele Viterbo affronta “La Rivoluzione (mancata) del 1848 in Terra di Bari”. Ce la spiega. Ridandoci altri volti riscattati dall’oblio, chiaramente. Giovanni Cozzoli, Giuseppe Bozzi, ecc. Prima di finire nell’intralcio della “Dieta di Potenza” che “raccolse i rappresentanti dei circoli di Lucania, Puglia e Molise”. Siamo nel 25 giugno del ’48. Ma si va ancora più a fondo, ancor più vicini a noi grazie a quest’imponente monografia sul Risorgimento e l’Unificazione italiana. Arrivando ai primi anni Venti del Ventesimo secolo. Nella “questione meridionale” infine. “Nonostante l’amore per la sua terra che lega l’autore alla sua terra, nessuna falsa apologia: i giudizi di Michele Viterbo sono obiettivi e sereni, la sua ricostruzione storica evita gli errori e supera le false interpretazioni in cui sovente incorre la storiografia regionale”, scrisse Tommaso Pedìo in un suo monumentale ritratto.      

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