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lunedì 10 ottobre 2011

FINO ALLA FINE DEL GIORNO DI OSVALDO PILIEGO (LUPO EDITORE)





















Il pub di Settimio è l’approdo di generazioni perdute, il punto d’incontro di storie confinanti, di solitudini che annaspano nell’illusione di risolversi in cerca di una free way destinata a rivelarsi una diàspora. Le radici si sgretolano insieme alla sassosa terra salentina, incapaci di trattenere valori e tradizioni nell’incalzare disordinato di tempi nuovi e non certo migliori. Luca, Francesca, Dora, zio Franco, Emanuele… dalle storie della famiglia Peschici e dalla costellazione dei personaggi che incrociano le vicende di Danilo emerge un quadro di gente a volte ignara di tradire se stessa, totalmente partecipe delle inquietudini e delle corruzioni che segnano l’oggi in modo globale, immersa in un disorientamento a mala pena illuminato da barlumi di autocoscienza e dai legami affettivi che hanno nutrito l’infanzia. Dal coraggioso e coinvolgente romanzo di Osvaldo Piliego esce il Salento oscuro, nascosto a chi insiste a rifugiarsi in una pizzica mitizzata come emblema di purezza primigenia; è la denuncia di una penna “giovane” che, pur intrisa di nostalgia, rifiuta le panoramiche da cartolina per guardare ad occhi aperti la realtà e interrogarsi sui rischi che essa comporta.


“Diana Ross e le sue Supremes intonano Love Is Here and Now You’re Gone, l’amore adesso è qui, lo sento, ma tu te ne sei andato. Una lacrima segue l’incavo tra guancia e naso scende giù fino al mento prima di spiccare il volo e sfiorare il seno sinistro. Fa venire la pelle d’oca. Da quanto tempo non mi sfiorano così. Pensa. Solo la tristezza lo fa. Diego ha chiamato tre volte oggi. Inutile rispondere. Lo sa Francesca cosa vuole, lo sa lui, lo sa sua madre e anche suo padre. Lo sapeva dal primo giorno che mettersi con il figlio di amici di famiglia non era una buona idea. Lui era simpatico, aveva sempre con sé un po’ di hashish e le cene tra potenti finti amici diventavano divertenti. Un giorno lo fecero negli spogliatoi del campo da tennis e fu bello, niente di speciale, ma bello. Continuarono a vedersi per qualche mese, con il benestare delle rispettive famiglie che già pregustavano fantasmagoriche congiunzioni economiche e politiche, ma non funzionò. A quanto pare lo ha capito solo lei e il povero Diego ha scoperto che alcune cose proprio non si possono comprare. A Danilo, poi, Diego non è mai piaciuto. Una volta sono usciti insieme. Solo loro due, «una cosa tra maschietti» aveva detto Danilo. Alle tre di notte chiamarono Francesca dal pronto soccorso. Diego era entrato in coma etilico. Le dissero di averlo trovato senza sensi a sguazzare nel suo stesso vomito a pochi metri da un pub gestito da un certo Settimio. Accanto a lui c’era un ragazzo che lo insultava, ridendo e brandendo una bottiglia di whisky. «Non è andata esattamente così» le aveva detto Danilo.
«Cioè?». «Non brandivo la bottiglia, semplicemente la finivo». Ha chiamato anche “l’agenzia”. Lavoro veloce. Villa privata, dieci ragazze, cena a bordo piscina. Niente sesso, solo compagnia. Ci saranno solo pezzi grossi e serve tappezzeria buona, carne giovane e sorridente a smorzare un po’ di puzza di rancido e dare un tono di vita. La prima cosa che le dissero fu «sii sempre sorridente, qualsiasi cosa succeda, hai una vita per piangere». Accadde per caso. Francesca non ha mai avuto bisogno di soldi, ma solo di sentirsi libera e di sbagliare. E quando rispose a quell’annuncio per un lavoretto part time non si aspettava certo di fare la escort.”

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