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sabato 20 agosto 2011

“Tsunami nucleare” di Pio D’Emilia (Manifesto libri) di Vander Tumiatti*












Vorrei proporvi l’ultimo frutto del mio frequente peregrinare tra volumi, opuscoli e scaffali, un lavoro che tocca temi di cui ho trattato anch’io negli scorsi mesi, introducendo molti elementi di riflessione sull’approccio facilone, approssimativo, se non addirittura mistificatorio, di un certo modo di fare informazione. E, si badi bene, non stiamo parlando di gossip, bensì di terribili disastri ambientali.

Pio D’Emilia è un giornalista italiano che da più di vent’anni vive in Giappone ed è attualmente corrispondente di Sky TG24. D’Emilia si trovava a Fukushima mentre si andava palesando la catastrofe, intento a documentare quanto stava accadendo sotto i suoi occhi con i suoi reportage televisivi diffusi poi dalla tv satellitare Sky. Per questa ragione, l’Asahi Shimbun, secondo quotidiano giapponese per diffusione, ha pubblicato un articolo che fa riferimento ad alcune sue dichiarazioni nelle quali D’Emilia evidenzia, fornendo nomi, dati e numerosi esempi, la disinformazione attuata dai media internazionali in merito alla reale situazione della crisi post-tsunami. Tra le cause individuate da D’Emilia, all’origine di questa aberrazione, la scarsa o nulla conoscenza del Giappone da parte dei reporter spediti dalle loro testate a corrispondere sulla tragedia, il timore del rischio radioattivo che ha indotto molti altri a scrivere dal più sicuro scrittoio di un hotel piuttosto che a recarsi sul posto, il desiderio di sensazionalismo che ha spinto un po’ tutti ad inventarsi cose impossibili come quella di aver raggiunto le porte della centrale quando era già stato steso dalle autorità un impenetrabile cordone di sicurezza dal raggio di venti km.

Il lavoro di Pio D’Emilia, “Tsunami nucleare” (Manifesto libri), non è classificabile a mio avviso come un’opera scritta in fretta e furia, magari lasciando più spazio al cuore che alla ragione. Potrebbe essere incluso nella categoria degli istant book, ma dico “potrebbe” perché le implicazioni di un lavoro come questo sono tante e molteplici sotto ogni punto di vista. Innanzitutto il libro vuole parlare di un evento dalla portata catastrofica per una nazione come il Giappone: l’ormai terribilmente noto disastro di Fukushima, che ha raccolto attorno a sé tutta una serie di omissioni, negligenze, leggerezze sul piano dell’informazione che definire terribile sarebbe un eufemismo. Tutto comincia l’11 marzo 2011, quando un terremoto di magnitudo eccezionale, cui fa seguito uno tsunami, mette letteralmente in ginocchio il Giappone con un bilancio oltremodo nefasto di circa trentamila vittime. Pio D’Emilia, corrispondente da Tokyo per Sky Tg24, e firma storica per il quotidiano Il Manifesto, narra con grande qualità narrativa e cronachistica, tutti gli eventi che hanno, non solo gettato nell’abisso il destino di una nazione, ma radicalmente incrinato e modificato una serie di assetti di carattere economico a livello mondiale. La cronaca di D’Emilia, da subito in prima linea davanti ai cancelli della centrale nucleare di Fukushima, oscilla tra una serie di interrogativi che mirano a capire quali possono essere le prospettive di un paese completamente da ricostruire e sotto minaccia di uno "tsunami" sempre pericoloso come quello nucleare, i cui danni non sono in alcun modo, a tutt’oggi, prevedibili. Un documento completo, dunque, perché il testo è corredato da una serie di foto postume al terremoto, e da una minuziosa cronologia degli eventi, oltre a una nota critica su come la stampa internazionale ha affrontato questa catastrofe.

E ora? Il fall out di Fukushima continua ad produrre i suoi effetti, anche molto lontano, come provano le reazioni suscitate in Europa. Germania e Svizzera hanno così deciso di rinunciare all’atomo, mentre in Italia un referendum boccia in modo plebiscitario e ormai definitivo il progetto di farvi ritorno. Decisioni che, come ho già avuto modo di sottolineare, risolvono alcuni problemi ma ne sollevano tanti altri, non ultimo quello di come fare a rimpiazzare, in modo ecosostenibile, l’energia che verrà in questo modo a mancare. Sospesa a mezz’aria rimane, poi, una domanda di fondo: qualcuno sa dire in quale misura l’informazione distorta, inficiata dal pressapochismo e inquinata dal sensazionalismo nuoce all’ambiente? Molto, credo, sicuramente più di quanto la maggior parte di noi è incline a credere.


* Esperto Unep e fondatore di Sea Marconi Technologies di Torino


(una versione differente dell'intervento era apparsa sul Quotidiano Paese Nuovo)

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