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venerdì 26 agosto 2011

Morte di un'assassina di Rupert Thomson (Einaudi). Intervento di Roberto Martalò











Che cosa è il male? È qualcosa di facilmente definibile, tangibile? Infine, è realmente separato dal bene o vi è indissolubilmente legato? Gli interrogativi che accompagnano l'uomo da millenni e che sono al centro di grandissime riflessioni filosofiche e teologiche fanno capolino anche nella mente dell'agente di polizia Billy Tyler allorquando l'imprevista telefonata del sergente Phil gli assegna un incarico tanto semplice quanto carico di ricordi e suggestioni negative: sorvegliare per un doppio turno il cadavere di una donna che diversi anni prima aveva sconvolto tutto il Regno Unito per una serie di cruenti omicidi, compiuti con il suo partner, di bambini. Suggestionato dalle sensazioni negative della moglie e dalla morbosa curiosità dei giornalisti, che si accalcano all'uscita dell'ospedale pur di avere una qualsiasi notizia sulla defunta, Billy passerà una nottata a ricordare eventi della sua vita legati all'assassina e a chiedersi cosa è il male, qual è il limite tra essere colpevole e vittima e, soprattutto, quanto bene e quanto male c'è in ognuno di noi. Inevitabilmente, vengono fuori i suoi ricordi più remoti e la consapevolezza che nell'armadio di chiunque ci sono scheletri da nascondere. Rupert Thomson consegna ai lettori un thriller dell'anima, con forti tinte noir a creare un'ambientazione suggestiva seppur semplice: è nella fredda sala d'obitorio dell'ospedale che tutto si svolge ma è proprio quella sala inquietante che favorisce il ricordo a Bill; ricordo inteso sia come recupero del passato per regolare i conti con sé stesso, sia come evasione da una situazione quasi opprimente. “Morte di un'assassina” è un romanzo che ci costringe a guardarci dentro, a interrogarci sulla condizione dell'uomo e a riflettere sulla coesistenza in ognuno di noi di Bene e Male. Perché il lato oscuro è insito in ogni uomo..

Morte di un'assassina di Rupert Thomson (Einaudi)

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