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venerdì 25 giugno 2010

Mi sono visto di spalle che partivo di Francesco Paolo Oreste (Pensa Multimedia). Intervento di Maria Rosaria Esposito

Non ho mai capito se scrivere, per gli scrittori, sia malattia o convalescenza; “il vizio assurdo” lo definiva Pavese, per sottolineare lo spirito, la spinta patologica. Per Francesco Paolo Oreste pare sia la direzione verso un fine di scoperta, di ricordi, di luce, di verità. Lui, poeta perduto nei perché e nei però, le sue parole che fulminano il cuore, fanno intravedere molto della sua anima e ci restituiscono l'idea di un uomo che sa leggere dentro di sé, nonostante i ricordi che, “come i sogni danno sempre la sensazione di aver perso qualcosa”.
Il libro è un viaggio, nel reale, nel quotidiano, un viaggio che percorriamo insieme con l'autore e con la sua brama di “scrivere, scrivere”… ed allora intinge la penna in un caffé, e scrive, scrive sui sottobicchieri nei pub, sui biglietti del treno, su mezzi foglietti, su vecchi quaderni, su vecchi pensieri....
A volte le parole colpiscono come un nervo scoperto, feriscono come una lama: il protagonista è la realtà, quella interiore, e il confine tra letteratura e vita vissuta sfuma, fino a diventare irrintracciabile. I personaggi del libro spesso sono inanimati, inusuali, scomodi e questo spinge il lettore alla rilettura di ciascun racconto, per cercare dettagli, sfumature, ritmi che, a una prima lettura, apparivano non visibili. Tante possono essere le sensazioni che si provano nello scorrere le parole del libro: la suggestione di sentire ciò che sente l'autore nello stesso identico modo in cui lo descrive, la voglia di fuggire, di scappare da un territorio martoriato forte quanto la speranza, che raccoglie luce e sogni.
Quello che mi ha colpito, sin dalla prima frase, dalla prima sillaba, è la musica delle parole, il ritmo che cambia così come cambiano le storie, ritmo che si fa frenetico per la brama di scrivere, cupo per la delusione di una realtà troppo diversa da quella desiderata, musica che si fa tenera mentre nel guardare il mare, calda per il fuoco sotto la cenere, le note scorrono via insieme con le parole, ancora più forti se si legge nel silenzio esterno.
Un'opera, in tutti e per tutti i sensi, che lascia traccia, negli occhi, nelle orecchie, nel cervello e che non scivola più via….

Pensa Multimedia


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